Si pensa al gas
Da qualche anno in Sassari si vagheggiava il progetto dell’illuminazione a gas, introdotta in molte città di Europa. Inventata dall’ingegnere francese Lebon nel 1786, fu adottata a Parigi solamente nel 1818 – dieci anni prima che a Sassari si adottasse quella ad olio.
E veramente fu Sassari la prima città della Sardegna che iniziasse questo sistema d’illuminazione.
In seduta del 26 Novembre 1862, sotto il sindacato di Don Simone Manca, si dava lettura in Consiglio di un progetto d’illuminazione a gas, presentato da Carlo Scaniglia, negoziante di Sampierdarena. Il progetto fu dato in esame a persone competenti, ma non se ne tenne alcun conto.
Altro progetto venne presentato il 14 Dicembre 1862 da Pasquale Emilio Quartino da Voltri (Genova). Anche questo fu dato in esame.
Seguirono nel 1864 altre proposte di case italiane e straniere (di Firenze, di Torino e di Londra); ma il Municipio sospese ogni decisione per mancanza di fondi. Tuttavia il progetto del gas continuava a vagheggiarsi, né tardò a tradursi in atto.
Impresa Quartino
Con deliberazione del 22 Settembre 1864 e 17 Gennaio 1865, il Consiglio deliberava di costruire un Gazogeno; e ne affidava al Quartino la costruzione e l’esercizio, dandoglielo in affitto alle condizioni stabilite; ed intanto apriva le trattative per un prestito di 150.000 lire.
I1 5 Maggio si stipulava il contratto d’appalto. La concessione venne fatta per il periodo di 20 anni, coll’obbligo di pagare all’assuntore la somma annua di L. 26.000 – cioè L. 6.000 in più della somma stanziata in bilancio per l’illuminazione ad olio. Con siffatto sagrifizio il Municipio, dopo un ventennio, sarebbe stato in assoluto proprietario del Gazogeno e dell’esercizio.
L’appaltatore si obbligava di costrurre nell’area concessagli il Gazogeno, fornendo tutti i materiali necessari, compresa la tubazione in città, 180 fanali a bracciuoli, e 20 candelabri da collocarsi in diverse piazze.
Nel Luglio del 1866 l’officina era all’ordine, e la illuminazione a gas venne inaugurata solennemente la sera del giorno 10.
Dopo due anni e mezzo di esercizio – tolta a pretesto la violazione di alcuni patti stabiliti nel capitolato – venne sciolto il contratto con Pasquale Quartino, il quale si contentò della semplice direzione del Gazogeno che gli venne affidata (31 Dicembre 1868).
Impresa Bruno
Dopo le proposte di diverse Società che volevano addossarsi l’impresa dell’illuminazione a gas, il Municipio finì per accogliere la domanda dell’impresa Agostino Bruno, col quale stipulò l’atto formale il 30 Marzo 1870.
L’appalto veniva concesso al Bruno per il periodo di 40 anni, a decorrere dal 1° Aprile 1870. Fra le condizioni era la costruzione di un secondo Gazogeno, o Campana, di nuove lampade pubbliche, ed altre modificazioni e miglioramenti.
Nacquero nuove contestazioni per mancati patti ed altri motivi; ed il Municipio, nel 1878, rimosse il Quartino dalla carica di direttore dell’officina, conducendola per proprio conto, in economia, per parecchi anni.
Intanto Agostino Bruno intentò lite al Municipio nanti i tribunali, e dopo parecchi anni di lotte, riuscì vincitore, riprendendo la gestione dell’officina, in dipendenza del giudicato della Corte d’Appello di Cagliari del 28 Febbraio 1883.
Impresa Bruno e Costa
Il 7 Maggio 1883 Giuseppe Maria Bruno, assuntore, partecipava al Municipio di aver associato all’impresa Federico Costa, col quale aveva ripreso l’esercizio. Nel successivo Novembre morì a Torino Agostino Bruno – ed il fratello Giuseppe Maria, con procura generale, assunse per incarico degli eredi l’impresa col socio Costa.
L’impresa continuò senza ostacoli fino al 1896, anno in cui pur morì Giuseppe Maria Bruno.
Impresa Federico Costa
Deceduto Giuseppe Maria Bruno, gli eredi di costui e del fratello fecero cessione dell’impresa a Federico Costa. Il Consiglio Comunale, in seduta del 16 Luglio 1896, prese atto delle nuove proposte del Costa, e le accettò, in vista dei molti miglioramenti che dichiarava introdurre nel sistema di illuminazione, oltre il ribasso nel prezzo del gas.
Al fallimento dei banchieri fratelli Costa (dichiarato il 14 Maggio 1901), seguì nel Dicembre il fallimento dell’impresa del gas, e più tardi l’atto di transazione del 17 Novembre 1902 tra il Comune e Federico Costa, con riduzione del prezzo del gas, per il quale la Città faceva un’economia di circa L. 8000.
Impresa Valsecchi
Passato il Gazogeno e l’esercizio alla fallita ditta dei banchieri Costa (e per essa ad un terzo fratello che l’aveva rilevata) questo la cedette alla società Valsecchi e Conti di Genova, che tuttora la gestisce; ma il Municipio, per gli effetti legali, non volle riconoscerla che come semplice gerente di Giuseppino Costa suddetto.
La ditta Valsecchi non godrà della gerenza del Gazogeno e dell’esercizio che fino al 31 Marzo 1910, in cui scade il periodo di 40 anni accordato nel 1870 ad Agostino Bruno; nel qual tempo il Municipio diventerà proprietario assoluto dell’esercizio e del Gazogeno.
Nell’edifizio del Gazogeno si sono introdotti molti miglioramenti durante il periodo di circa quarant’anni; ma forse l’officina non risponde ai bisogni della città. Lo stabilimento è in vicinanza alla stazione ferroviaria, ed è di apparenza piuttosto meschina.
Dati a spizzico
Quando nel 1866 venne impiantato il Gazogeno, la illuminazione pubblica si faceva per mezzo di 180 fanali.
Nel 1895 i fanali aumentarono a 477; nel 1901 a 488; nel Settembre del 1905 a 507.
Nel 1870 (secondo le condizioni dell’appalto) il Municipio spendeva per la illuminazione circa L. 20.000; nel 1884 circa L. 28.000; nel 1890 circa L. 30.000.
In una relazione del Maggio 1902 si fa notare che il gas si paga 25 centesimi al metro cubo per la illuminazione pubblica; centesimi 30 per gli edifizi comunali; e 40 centesimi per i privati; i quali spendono circa L. 70.000 all’anno – ed il Comune in complesso L. 40.000 circa; mentre non dovrebbero spendere che circa la metà. Il prezzo troppo elevato del gas è attribuito in gran parte al costo dei trasporti del carbon fossile, che si fa venire dall’Inghilterra.
Luce elettrica
Anche questo sistema d’illuminazione fu più volte vagheggiato dal Comune, e furono piuttosto numerose le proposte e le offerte fatte da Case italiane ed estere, ed anche da ingegneri locali, per stabilire a Sassari un’officina elettrica.
Il primo progetto fu quello degli ingegneri Mastrocinque ed Isola, i quali nel 1895 proposero d’illuminare a luce elettrica alcune sale del Palazzo Provinciale, e più tardi (nel Maggio dell’anno seguente) tutta la città.
L’impresa del gas, in quell’occasione, ricordò al Municipio la disposizione di un articolo del capitolato, il quale stabiliva, che, nel caso in cui la Città volesse adottare un nuovo sistema d’illuminazione, si dava alla stessa impresa il diritto di preferenza, a parità di condizioni.
Il Consiglio Provinciale di Sassari, che fin dal 1896 aveva accettato la proposta d’illuminare a luce elettrica il grande salone ed altre sale del suo Palazzo in Piazza d’Italia, finì per affidarne l’impianto alla Società del gas, la quale costrusse l’officina elettrica nel 1899.
Le prime prove del nuovo sistema vennero fatte la sera del 13 Aprile di quell’anno, e la luce elettrica venne inaugurata pochi giorni dopo – nella solenne occasione della venuta in Sassari dei Reali di Savoia.
Pochi mesi dopo, per cura della stessa Società del Gas, seguì l’impianto della luce elettrica nel Teatro Civico, restaurato ed ampliato sotto il sindacato Mariotti. La prima prova ebbe luogo la sera del 28 Dicembre dello stesso anno 1899, e la inaugurazione tre giorni dopo, nella solenne riapertura di quel teatro. I due impianti vennero fatti sotto la direzione dell’ingegnere Filiberto Costa.
Molte altre proposte vennero fatte per la illuminazione a luce elettrica della città; ma il Municipio non poteva accettarle, perché vincolato all’impresa del gas. Oggi la luce elettrica funziona nel Palazzo Provinciale e nel Teatro Civico (in occasione di adunanze o spettacoli) e nei due stabilimenti industriali di Gervasio Costa e di Salvatore Dau.