La stampa nell’Isola
Tutti gli storici sardi scrissero concordemente che la prima tipografia introdotta in Sardegna nel 1566 si deve ascrivere a merito del Canonico Cagliaritano Nicolò Canelles; ma prima di quell’anno, e precisamente nel 1560 era stata stampata a Cagliari da Stefano Moretio la Carta de Logu, che un mezzo secolo prima, nel 1495, era apparsa pure a Cagliari in altra edizione.
Edoardo Toda asserisce invece, che l’iniziativa della stampa in Sardegna si debba ad uno spagnuolo residente a Cagliari, chiamato Nicolò de Agreda e che primo stampatore fu un ambulante certo Salvatore de Bolonia, il quale appunto stampò nel 1493 la suddetta Carta, primo libro stampato in Madrid, o in altro paese, con la indicazione di Cagliari. Il Toda sostiene, che il Canelles non ebbe che il merito della stabilità della tipografia nella sua città natale e del sagrifizio che gli costò simile impianto.
Tipografia Canopolo in Sassari (1616-1621). – Fu il benemerito cittadino Antonio Canopolo, a cui Sassari deve il Convitto che porta il suo nome e il largo aiuto pecuniario dato all’impianto dell’Università, il primo che, a proprie spese, introdusse nella sua città la Tipografia. Nel 1615 egli chiamò dall’Italia lo stampatore Bartolomeo Gobetti, il quale si stabilì a Sassari per la direzione del nuovo stabilimento tipografico.
La prima opera stampata fu il Triumpho y martirio de los Santos Martyres Gavino Proto y Januario di Gillo y Marignacio, poeta sassarese e segretario del Comune.
Tre anni prima, in seduta del 24 Gennaio 1613, il Municipio aveva deliberato che detta opera si stampasse a spese del Comune, spendendo per tale stampa la somma di 55 scudi.
Sul frontespizio di essa leggesi: «En la imprenta dell’Ill. mo y R.mo Señor D. Ant. Canopolo Arcobispo de Oristan. Por Bartholomeo Gobetti 1616». Nello stesso anno vi si stamparono: Declarassione de su simbulu apostolicu, del Cardinale Bellarmino, tradotto dall’italiano in sardo per ordine dell’Arcivescovo Manca Cedrelles (175 pagine), e Vita e miracoli delle Beate Vergini Giustina ed Enedina, per il Dott. Antonio Martis (pag. 44). L’anno seguente si stampò la famosa Carta de Logu con commento dell’Olives, e prefazione e dedica al Canopolo del nipote Don Gaspare Figo y Canopolo. Nel 1620, fu pubblicata l’o-peretta del sassarese Francesco Roca: De la fundacion del milagroso templo dei Santi Martiri.
La Tipografia tirò innanzi per cinque anni, fino al 1621, anno in cui cessava di vivere il suo fondatore l’Arcivescovo Canopolo.
Tipografia Scano-Castelvy (1623-1681). – Morto il Canopolo, la Tipografia, da lui fondata, passò con altri beni agli eredi di lui e corse il pericolo di essere soppressa o trasportata altrove. Per fortuna fu acquistata, due anni dopo, nel 1623, dal nobile Francesco Scano di Castelvy, proprietario della Scrivania del Luogotenente Generale di Sardegna e del Governatore del Capo del Logudoro, il quale ne affidò la direzione allo stesso stampatore Bartolomeo Gobetti.
Diversi membri della famiglia Castelvy, mantennero in attività per quasi sessant’anni, la tipografia, sotto le seguenti ditte: – Francesco Scano de Castelvy (1623-1629): Girolamo e Francesco de Castelvy (1630-1638); Francesco e Girolamo Scano de Castelvy (1639-1641); Margherita Scano de Castelvy (1641-1654); Fratelli Castelvy e Logu (1654-1656); Girolamo Castelvy (1657-1681). I direttori che si succedettero nella tipografia furono: Gio. Battista Bribo, Giovanni Gavino Seque e Antonio Beati.
Le opere principali pubblicate furono: Sermone del Vescovo di Ales (1623); Relazione della malattia e morte in Sassari del Viceré Vivas di Francesco Bonet (1625); Sinodo dell’Arcivescovo Passamar (1625); Vita e miracoli del Beato Salvatore da Orta (1639); Guida del Confessore, di 200 fogli (1640); Poema in 208 ottave di Rogio y Pisoni (1648); Sull’Immacolata Concezione (1657); El saco immaginado con dedica di Paolo Ornano (1658); Condaghe di Saccargia (1660); Costituzione dell’Arcivescovo Cattayna (1666); Guida del Confessore, di pagine 496, del P. Gavino Carta (1681).
Con la morte di Girolamo Castelvy, avvenuta nel 1681, la Tipografia fu chiusa e Sassari rimase priva del beneficio della stampa per sei anni, fino al 1687. Certo in quei tempi i guadagni dovettero essere molto magri, poiché non si stampavano che opuscoletti d’argomento religioso, o per qualche causa giuridica, per conto di avvocati e della città di Sassari.
Intoppi e liti. – Bisogna tornare indietro di una quarantina d’anni e rifare la strada per meglio continuare la storia delle vicende della tipografia sassarese. La città di Cagliari non aveva veduto di buon occhio l’impianto avvenuto in Sassari e, più che all’invidia pura e semplice, tal fatto devesi attribuire a questione d’interesse di commercio librario, troppo misero allora per potersi dividere fra le due città sorelle. Seguiamo un po’ il Toda, così versato nella questione. A Cagliari si voleva ad ogni costo che si chiudesse la tipografia sassarese e tanto si fece presso il Viceré de Almanazir, che questi impose agli stampatori di Sassari l’obbligo di non dare alle stampe alcun manoscritto, se prima non avesse ottenuto l’autorizzazione della R. Udienza di Cagliari. La città di Sassari, sdegnata per tale misura, ricorse direttamente al Sovrano, ed ottenne piena soddisfazione. Infatti, con Carta Reale del 30 Settembre 1637 Filippo IV annullava il decreto del Viceré, dicendo che era cosa nueva y contraria a lo disguesto por las leyas privilegios uso y costumbre, impedire le pubblicazioni per la stampa in una città dove risiedevano l’Arcivescovo, il Tribunale del Santo Ufficio, il Governatore e suoi assessori, e ch’era la primera y mas antigua Universidad del Reyno, istituita e fondata con autorità Apostolica e Regia, dov’erano molte facoltà, si davano i grados e si facevano continue conclusiones y actos literarios.
Il colpo era forte, ma il Viceré tenne duro e fece il sordo e non può dirsi quanto la città di Sassari fosse sorpresa, quando nel Luglio dell’anno seguente (1638) vide sequestrati i caratteri della stamperia di Girolamo e Francesco Castelvy, sotto il pretesto di essersi in essa stampato un memoriale del medico sassarese Vico Guidone sulla malattia che infieriva in Cagliari, senza averne dato avviso al Viceré e alla Reale Udienza. Le casse dei caratteri vennero depositate nel Real Palazzo.
I sassaresi ricorsero di nuovo al sovrano e protestarono presso il Viceré, facendo notare anche, tra le altre ragioni, che per l’esercizio della tipografia la città spendeva Ls. 2.000, come da contratto con lo stampatore. Il fatto è che nel 1640 si accese una vera lite dinanzi al Viceré, nella quale i due Sindaci di Sassari e di Cagliari si accusarono a vicenda, scambiandosi insolenze e cercando provare con titoli la superiorità della città, che rispettivamente rappresentavano.
La questione durò a lungo ed ebbe un’eco nel Parlamento del 1642, nel quale il Sindaco di Sassari espose che in Sassari eravi una Università con svariate cattedre, e molti quindi erano in grado di scriver libri e comporre opere, epperciò chiedeva la libertà di poterle stampare, previa la sola approvazione dell’Ordinario e Governazione locale.
In quel tempo, nota il Toda – siccome era pericoloso pubblicare certe invettive, i sassaresi davano i manoscritti alla stampa sotto l’anonimo, e li datavano da Pèronne o da Lione.
I cagliaritani inviarono una deputazione al Re perché proibisse l’esercízio di qualunque tipografia nell’Isola, all’infuori di quella di Cagliari; ma il Re si limitò a far proibire le pubblicazioni clandestine dei libelli, già puniti dalla legge.
Ma la città di Cagliari non fu contenta e nelle Corti del 1682 il suo Sindaco supplicò ed invocò la pena di morte (nientemeno!) contro gli stampatori clandestini che non fossero di Cagliari. E il Re di Spagna, rassegnato, si limitò a far ricordare che non potevano stamparsi libri né carte in altra città che in Cagliari, pena de la vida, tant’al impressor, quanto a chi consegnava il manoscritto! E così, conclude il Toda, d’allora in poi gli stampatori sassaresi vissero intranquilli, non volendo incorrere nella forca per il delitto di esercitare l’industria tipografica fuori della città di Cagliari!
Tipografia dei Serviti (1687-1701). – Abbiamo altra volta parlato di un dotto sassarese dell’ordine dei Serviti, il P. Giorgio Sotgia Serra, il quale era stato insegnante in Bologna, in Venezia e in Firenze. Nominato Vescovo di Bosa nel 1681, egli pensava di far stampare diverse sue opere e nel 1683 scrisse al Magliabecchi di Firenze, che los tipos de Sacer erano perdidos e la stamperia chiusa, e quelli di Cagliari erano muy antigos, e non sufficienti per stampare 300 libri (?).
Volendo far risorgere la tipografia nel suo paese natio, egli si adoperò per impiantarne una nel Convento dei Serviti di Sassari, mettendola sotto la direzione del frate Giuseppe Brandino, che si intendeva di arte tipografica. La stamperia, da lui regalata ai Serviti verso il 1680, venne inaugurata nel 1687. Pubblicò fra le altre opere: Questiones disputatae: tre volumi, uno di pagine 345 nel 1689; gli altri due più tardi. Discorso juridico nel 1690; Capitolos per logica,1695.
Pare che questa Tipografia fosse unicamente sostenuta a spese del P. Sotgia, poiché quando questo morì, nel 1701, essa cessò di funzionare dopo 14 anni di vita.
Riposo di trent’anni (1701-1734). – Dopo la morte del Sotgia il torchio tipografico dei Serviti rimase immobile e muto per trentatré anni, fino cioè al 1734.
In questo spazio di tempo non abbiamo nessuna menzione di stampa in Sassari e pare che la città non se ne risentisse, poiché all’infuori di qualche sacra Novena, di qualche sonetto di occasione, non si ebbe bisogno di pubblicare altro. Nell Ottobre del 1731 il Ministero dava istruzioni al Viceré, a proposito degli inconvenienti che a Cagliari nascevano dalla effrenata licenza dello stampare; segno forse che i cagliaritani si leggevano a vicenda la vita, mentre in Sassari si era in pace per l’ozio provvidenziale del torchio tipografico. Non bisogna tacere che in quel tempo si aveva tutt’altro per la testa che la tipografia, a causa dei trambusti verificatisi sotto il dominio tedesco per lo estanco del tabacco e la confusione nata per l’introduzione della lingua italiana, che sconcertava gli scrittori.
Ancora i Serviti (1734-1748). – L’Ordine dei frati Serviti aveva intanto promosso un certo movimento letterario e il Convento non tardò a rimpiantare i torchi per la stampa. I frati fecero venire dal continente il genovese Giuseppe Centolani e sotto la sua direzione riaprirono la tipografia nel 1734.
Molte furono le pubblicazioni uscite dall‘Emprenta de los R. R. P.P. Servitas, por Joseph Centolani. Ne noterò alcune: Verissima relazione della crudelissima morte di Fra Cirano (1737); Libro di scongiuri contro tempestades, langostas, pulgon, cunquillo, ed altri animali dannosi ai frutti della terra (1741); Invenzione dei Martiri turritani, dell’Arcivescovo Manca Cedrelles (1739); El Capuchino reterado en si mismo por diez dies, volume di 556 pagine (1739); Novenario di S. Stanislao Kostha (1746); Vita e morte di S. Giovanni Nepomuceno (1744).
Tip. Centolani e Polo (1748-1765). – Pare che i frati si stancassero di fare i proprietari di Tipografia, poiché cedettero torchi e caratteri al Direttore Giuseppe Centolani, il quale si uni in società con Simone Polo, suo cognato e discepolo nell’arte. La tipografia fornita di nuovi caratteri, fu aperta verso il 1750 sotto la ditta Joseph Centolani y Simon Polo. Fra le opere da loro stampate noto: Praticas doctrinales, di pagine 428, nel 1751; Pensamentos Christianos, nel 1752; Oracion funebre del Vescovo di Bosa (1758); In onore di S. Anna, e altro; In onore della Vergine (1762). E sempre in spagnuolo, malgrado si fosse italiani da oltre quarant’anni!
La ditta continuò a lavorare fino al 1765, anno in cui morì Giuseppe Centolani. Pare che costui avesse preso moglie a Sassari, perché trovo che nel 1756 si laureò nell’Università un Alberto Centolani, forse suo figlio.
Tip. Simone Polo (1765-1800). – Morto il socio Centolani, la Tipografia continuò sotto il nome di Simone Polo.
Nel 1769 costui chiese ed ottenne un Regio privilegio di esercizio per dieci anni. Nel Settembre il Ministro informò il Viceré che il figlio dello stampatore Polo, dopo essersi fermato a Torino parecchi mesi per impratichirsi nell’arte tipografica, era partito per restituirsi in patria, trasportando seco quattro casse di caratteri e alcune balle di libri per uso delle scuole. Il Polo erasi recato a Torino per ottenere dal Re la conferma del privilegio per altri sei anni, adducendo l’obbligo di portare a termine alcune opere ordinategli.
Al Simone Polo successe il figlio Giovanni Luigi, il quale nel Maggio del 1782 si dava per fallito e ricoverato in chiesa, perché debitore di somma ingente. Così scrisse il Ministro da Torino; ma pare che in seguito si fosse rialzato perché continuò a stampare libri ed opuscoli. Da questa stamperia uscirono nel 1796 tutte le sentenze contro tutti coloro che erano stati implicati nei moti rivoluzionari di Gio. Maria Angioi.
Giuseppe Piattoli (1772-1787). – Era fiorentino e impiantò a Sassari una tipografia per fare la concorrenza al Polo, col quale fu sempre in competizione. Il Piattoli fu il più abile ed intraprendente dei tipografi venuti a Sassari. Nel Maggio del 1773 aveva chiesto al Re un privilegio, ma gli era stato negato per non danneggiare il Polo. Il Consiglio di Torino aveva giudicato il ricorrente come non dotato delle qualità richieste in chi esercita una pubblica professione!!
Fra le opere stampate dal Piattoli sono stupendi i tre volumi della Storia Naturale del Cetti (1774-76-77), che il Siotto dice tali da uguagliare le migliori edizioni del continente; le Odi scelte di Pindaro, del Gesuita Mazari (1776); L’uso dell’acqua del P. Gagliardi (1780); le Pragmaticas Reales, del Vico, in due volumi (1781): e un’infinità di opuscoli e poesie stampate. Il Polo però godeva del privilegio e tentava di tutto per sbarazzarsi del suo competitore e farlo ritornare a Firenze. Ed ebbe questa fortuna, perché il Piattoli fu costretto a scappare da Sassari, essendo stato accusato di complicità nelle losche speculazioni sul grano, di cui giustamente fu accusato il Governatore Maccarani.
Il Piattoli tenne aperta la tipografia per 15 anni, dopo i quali cedette il campo libero al Polo, che continuò a stampare libri in edizioni orrendamente spaventevoli, come scrive il Siotto.
Tipografia Azzati (1795-1850). – Fu esercitata per oltre mezzo secolo da diversi membri di una stessa famiglia, sotto le ditte seguenti: Antonio Azzati, (venuto a Sassari nel 1795) il quale mantenne in esercizio la tipografia per venticinque anni, sino al 1820 in cui morì; vedova Azzati (dal 1820 al 1825); in seguito vedova Azzati e figli (dal 1826 al 1836) e finalmente Luigi Azzati, an-che sotto la denominazione di Tipografia Civica (dal 1839 al 1850).
Le edizioni Azzati sono in generale nitidissime ed eleganti, massime quelle pubblicate dalla vedova di Antonio. Nel 1844 Luigi Azzati stampò in bella edizione e in gran formato di pagine 159 il Dizionario Universale di Giurisprudenza mercantile di Domenico Alberto Azuni.
Tipografia Dionigi Ramanzini (1829-1843). – Erano in funzione i torchi dell’Azzati, quando, nel 1829, Dionigi Ramanzini decise d’impiantare a Sassari una nuova tipografia, la quale lavorò due soli anni, per risorgere col titolo di Stamperia della R. Università.
La sua vedova, morto il Ramanzini, strinse in seguito società con Gaetano Jannucci, la quale società finì per disciogliersi verso il 1843. La tipografia Ramanzini fu tenuta aperta per circa 15 anni.
Tipografia Checcucci-Parodi-Azzara (1835-1878). – Fu esercitata per circa 45 anni sotto le seguenti ditte: Gio. Battista Checcucci e socio Gio. Battista Parodi, dal 1835 al 1836; Checcucci solo, dal 1836 al 1840; Raimondo Azzara, genero del Checcucci, sotto il titolo anche di Tipografia Sociale, dal 1841 al 1878.
Il 18 Aprile 1835 Ludovico Baille scriveva a Pasquale Tola da Cagliari: «Mi viene assicurato lo stabilimento costì di una nuova Tipografia; dubito che tre stamperie possano sussistere, se qui a Cagliari sussistono a stento. Basta un solo esemplare per soddisfare la curiosità di tutta la Capitale, passando da una mano all’altra».
Tipografia Chiarella e Ciceri (1847-1857). – Questi due soci avevano impiantato una stamperia col titolo di Tipografia Sociale e Società tipografica, la quale in seguito fu condotta dal solo Andrea Ciceri che morì di cholera nel 1855. La ditta continuò sotto il nome di Vedova Ciceri (Anna Maria Chiarella) fino all’anno 1858.
Andrea Ciceri stampò molti libri scolastici, e specialmente curò la collezione delle opere dei Gesuiti, interrotta nel 1848 dopo la loro cacciata. Pubblicò pure tra molte altre opere: Antologia ad uso delle scuole, dirette allora dalla Compagnia di Gesù in Sardegna, n. 5 volumi.
Tipografia Giacomo Chiarella (1849-1908). – Una delle ottime nostre tipografie che lavorò per oltre mezzo secolo. Continuò ad essere tenuta in attività dai figli, dopo la morte del padre avvenuta nel 1900. Essi la rimodernarono con molto buon gusto e sussiste tuttora.
Tipografia G. Bertolinis (1860-1875). – Modesta Tipografia, aperta nel 1860 e tenuta poi dalla vedova fino al 1875, anno in cui la cedette ad una Società.
Tipografia Giuseppe Dessì (1863-1908). – Quattro anni dopo aver sposato la vedova di Andrea Ciceri, nel 1863 Giuseppe Dessì diede il proprio nome alla Tipografia. Nel primo anno fece venire da Cagliari l’abile proto Efisio Ugas, morto costui, lo sostituì col bravo Celestino Melis, che tuttora è al servizio della Ditta.
Con la sua intelligenza e la sua attiva perseveranza, il Dessì diede il più grande impulso possibile all’industria tipografica in Sassari.
Pubblicò molti giornali, periodici, numeri unici, ed è benemerito per le particolari cure date ai libri di argomento sardo, da lui stampati in edizioni di lusso: basta citare fra i numerosi libri ed opuscoli: l’Album dei Costumi Sardi, la collezione della Biblioteca Sarda, il Condaghe di S. Pietro di Silki, e molti altri. Dopo la morte del Dessì avvenuta il 1901, la Tipografia passò sotto la stessa Ditta ai suoi quattro figli.
Questa Tipografia e Cartoleria ha un’elegantissima filiale in Cagliari, fondata dallo stesso Giuseppe Dessì.
Tipografia Azuni (1872-1889). – Fondata dall’avv. Luigi Piga, divenne in seguito proprietà del Cav. Luigi Calchapuz, e quindi di Lodovico Manca. Durò in vita circa 17 anni e stampò i giornali: La Gazzetta di Sassari, il Gazzettino Sardo, La Stella di Sardegna, ed altri. Fu rilevata dalla Ditta Dessì nel 1889. I direttori tipografici furono i piemontesi Giuseppe Gamba e Francesco Macchi, e il milanese Giovanni Gallizzi.
Fu durante la direzione di quest’ultimo che la tipografia Azuni pubblicò nel 1885 il 1° volume dell’opera Sassari.
Tipografia Sociale (1874-1875). – Era l’antica Tipografia della vedova Bertolinis, acquistata da una società per stampare i giornale quotidiano: L’Eco di Sardegna.
Tipografia Turritana (1876-1877). – Impiantata da una società per stampare La Cosa pubblica, diretta de Giuseppe Giordano
Tipografia Emporio Commerciale (1886-1889). -Annessa al negozio aperto con la stessa indicazione da Cesare Tonossi, genero dell’avy. Piga; pubblicò alcuni giornali settimanali e diversi opuscoli
Tipografia «La Sardegna». – Impiantata per la stampa del giornale quotidiano La Sardegna, fondato dall’on. Giordano Apostoli. Nel 1893 questa tipografia fu acquistata dai fondatori della Nuova Sardegna.
Tipografia Ubaldo Satta (1890-1908). – Piccola tipografia diretta con gusto dallo stesso Satta. Stampò diversi opuscoli e il Giornale di Sardegna, più la Sardegna letteraria; ed altri opuscoli svariati.
Tipografia Gallizzi (1890-1908). – Fu fondata nel 1890 da Giovanni Gallizzi. Pubblicò molti libri e due giornali quotidiani: La Nuova Sardegna e l’Isola. È la stessa tipografia del Giordano, ceduta alla Nuova Sardegna e da questa allo stesso Gallizzi. il quale l’arricchì di caratteri nuovi e la mise in condizione di poter pubblicare ottimi lavori. Tra questi in quest’anno 1909, ha in corso di stampa l’opera «Sassari» di Enrico Costa.
Tipografia Giornale di Sardegna (1898-1900). – Impiantata dai fondatori del giornale omonimo, che visse dal principio del 1897 fino al 1900, in cui cessò le pubblicazioni.
Tipografia Celestino Doneddu (1900-1902). – Pubblicò diversi opuscoli e giornali, fra i quali Il Diavolo zoppo.
Tipografia Elia Scano. – Piccola tipografia, dove si stamparono il Burchiello e il Massinelli, con pupazzetti, giornali umoristici.
Tipografia Forni. – Tipografia dell’antico proto della Nuova Sardegna, cedutagli dai fondatori del giornale l’Armonia che cessò le sue pubblicazioni. Stampa attualmente l’Epoca che prima si stampava coi tipi della Tipografia Montorsi di Cagliari.
Libri e librai
Durante il tempo del suo dominio sull’Isola, il Governo spagnuolo favorì sempre il commercio dei libri. Nell’Aprile del 1658, lamentando i commercianti di libri il rigore usato, sotto pretesto ch’erano mercanzia di contrabbando, si ordinava che avessero libera introduzione dappertutto e nel 1689, allo scopo di favorire i libri nazionali, veniva proibita l’introduzione di quelli provenienti dalla Francia.
Un certo risveglio nel commercio librario si verificò in Sassari nel 1766, dopo la restaurazione dell’Università, avvenuta sotto il Piemonte. Non mi consta che esistessero librai in Sassari, oltre il Simone Polo di cui si fa menzione per aver portato nel 1770 diverse casse di libri da Torino. Una lettera del Ministro al Viceré, nel Settembre dello stesso anno, disponeva, a nome del Re, che il Polo fosse esentato dal pagamento di ogni diritto sui libri, avvertendo solo che si badasse perché non se ne introducessero nel Capo di Cagliari, a pregiudizio della Reale stamperia.
Nel 1773 il Polo e il Piattoli fecero a gara nel far venire libri dal continente, e il Governo chiedeva informazioni in proposito. L’antagonismo di questi due librai, gli unici che allora fossero a Sassari, era giunta dunque al punto da spingere il Ministro ad interessarsene. L’uno denunziava l’altro, ma il fiorentino Piattoli la vinceva perché conosceva meglio il suo mestiere, nonostante che il Polo sembrasse protetto, forse perché era d’origine piemontese.
Malgrado la sua attività nel commercio librario, il Piattoli aveva capito che la vendita dei libri in Sassari fruttava poco e perció si era dato a losche speculazioni sul grano, in società coll’ingordo Governatore Maccarani.
Dopo la fuga del suo competitore, il Polo continuò indisturbato il commercio dei libri e specialmente di quelli scolastici, per i due Collegi dei Gesuiti e degli Scolopi.
Nel 1838 i librai rinomati di Sassari erano Bellieni e Molinari; più tardi Camillo Bellieni, il quale, insieme all’Azzati, aveva chiesto al Viceré la libertà d’introduzione, adducendo la ragione che il privilegio concesso al Timon di Cagliari era scaduto (Siotto).
Verso il 1848 e il 1854, abbiamo, a Sassari due buoni librai, il Bettolo e Pietro Bellieni e quest’ultimo con un assortimento di opere scientifiche di qualche importanza. Ond’è che il Corbetta, nel 1877, non fu esatto quando scrisse che in Sassari si sarebbe cercato invano un libraio che avesse meritato questo nome.
Oggi hanno notevoli depositi di libri le Tipografie dei Fratelli Dessì, ma più di tutti ne è fornita la Ditta Gallizzi e C. Prima di questi ne aveva pure un deposito la signora Spargella, il cui negozio fu poi rilevato da Ubaldo Satta, con poca fortuna.
A proposito di libri riporterò qui un’amena storiella. Nel 1775, il Prof. P. Gagliardi dell’Università di Sassari fece stampare a Livorno un bel volume di Panegirici Sacri, che dedicò a S. E. Don Antonio Manca, Duca dell’Asinara.
Arrivata la cassa contenente i libri al Porto di Torres, lo scrittore gesuita si preparava a farne presente al Duca, il quale in precedenza aveva autorizzata e gradita la dedica. Fatto è che invece dei libri, pervenne all’autore la notizia che la cassa era stata sequestrata a Portotorres. Che cosa era mai avvenuto? Lascio la parola al Ministro, il quale così spiega il fatto al Viceré, in data del 17 Gennaio 1776.
«…S. M. ha determinato, che V. E. scriva al Giudice della R. Udienza perché faccia noto al Duca, che essendo proibito a tutti in Sardegna, per il R. Biglietto del 1758, il titolo di Eccellenza, non si può dar corso alla dedicatoria che è in fronte a detti libri, salvo che la medesima si faccia ristampare… E siccome non è presumibile che il R.do Prof. Gagliardi, autore del libro, ignorasse non essere in Sardegna ad altri dovuto il titolo di Eccellenza che al Viceré, venga egli ammonito dallo stesso Giudice per aver fatto la stampa fuor dei Regi Domini..».
Giornali e periodici
Il primo giornale che comparve nell’Isola nostra fu il Giornale di Sardegna che si pubblicava in Cagliari nel 1795 e 1796 ed ebbe la breve vita di sette mesi, secondo quanto scrive il Siotto Pintor.
Seguì nel 1812 una Gazzetta politica, fatta pubblicare dal re Vittorio Emanuele I in quell’anno, ma che morì presto.
Nel 1813, Calendario filologico sardo; nel 1827 un Giornale di Cagliari; nel 1833, una Gazzetta di Sardegna che si pubblicò, per due anni, e poco dopo un Indicatore sardo che durò piuttosto a lungo.
In Sassari si cominciò molto più tardi. Riassumerò la storia delle pubblicazioni periodiche dei giornali dal primo loro nascere.
Nel 1795, quando si pubblicò a Cagliari il Giornale di Sardegna, diretto dall’avv. Melis (il Teologo maritato come lo chiama il Manno), in Sassari uscì un foglio intitolato Vero Giornale di Sardegna, il quale era tutto una parodia delle frasi contenute nel periodico cagliaritano, tradotte ostentatamente in senso opposto. Ignoro se fosse stampato, ma credo di no.
Dopo questo tentativo di giornalismo, non si pensò a pubblicazioni periodiche che quarant’anni dopo, e con scopo letterario e mai politico.
Col proposito di pubblicare ogni anno un Almanacco sassarese, Don Pasquale Tola, assieme ad altri, pubblicò quello del 1835, in cui scrisse un sunto delle epoche e fatti memorabili della città, più la descrizione della festa dei Candelieri, da lui già pubblicata fin dal 1828. Altro Almanacco sassarese vide la luce nel 1836, con prose e poesie dello stesso Tola e di Luigi Abozzi; ma da quell’anno le pubblicazioni furono sospese.
Nel 1838 fu pubblicato dal Tipografo Checcucci il programma del Novelliere sassarese, ma non andò avanti. Si ripresentò il programma dal Tipografo Azzara nel 1844, annunziando che il Novelliere era un giornale scientifico e letterario che uscirebbe a Sassari ogni lunedì, e avrebbe pubblicato, oltre le novelle, articoli di argomenti sardi o religiosi; ma anche questa volta non si ottenne l’esito desiderato, per la invidia che ha diviso i fratelli.
Nel Marzo del 1840 uscì il primo numero mensile del Promotore, ottimo periodico letterario, in cui, oltre al Francesco Sulis, che ne era l’anima, scrissero articoli Gio. Antonio Tedde, Eugenio Bisson, Giuseppe Pisano, e Pietro Villaminar. Il periodico tirò innanzi sotto il Viceré Montiglio; ma quando nel Maggio arrivò l’altro Viceré De Asarta, si impose al tipografo Azzati di bandire la politica. Il periodico continuò ad essere pubblicato fino all’ottavo numero del mese di Ottobre, col quale numero si sospese, per non compromettere l’editore. Gli ultimi fascicoli furono stampati dall’Azzara. Il Siotto Pintor qualificò il Promotore «l’ottimo fra tutti i fogli pubblicati in Sardegna, essendo scritto da una eletta schiera di giovani sassaresi, con tali forme castigate, quali nei fogli pubblici non si era mai usato per innanzi» e l’Angius asserisce ch’ebbe le lodi di molti giornali italiani, fra i quali la Rivista Europea. «Adombratosi alcuno per certi articoli di questione morale (egli scrive), si fece intendere al Villamarina, Segretario di Stato, che gli scrittori avevano certe tendenze dannose, e allora l’Onnipotente spegneva l’innocente periodico».
Tre anni dopo (1843) venne fuori la strenna sassarese, l’Ebe, dove scrisse qualche pagina anche il Sulis, in unione a collaboratori continentali e isolani. Anima di questa strenna furono Antonio Federici e Sebastiano Roth. In seguito abbiamo la pubblicazione del Programma della Rosa Sarda, strenna sassarese (senza data).
Il primo giornale politico uscì a Sassari nell’Aprile del 1848, e fu il più diffuso dell’Isola, perché vi alimentò la fiamma dell’amor patrio, in quel primo anno del Risorgimento italiano. Il suo titolo era La Sardegna, politico, economico, scientifico e letterario; usciva ogni sabato, e vi scrivevano fra gli altri il Prof. Cossu, Nicolò Ferracciu, il Prof. Maninchedda, il P. Tomaso Carta, il P. Placido Frassetto, Edoardo Scano, Paolo Soro, Antonio Federici, Pasquale Tola, il Prof. Rosso, Serafino Caput, Francesco Maria Salaris, Giacomo Tiscornia, Francesco Sulis. La direzione era stata assunta dal Cav. Passino, coi compilatori quotidiani F. M. Dettori, Paolo Martinelli e Fulgenzio Delitala.
Il giornale visse solo sei mesi, fino all’Ottobre. In ultimo, avendo attaccato violentemente le persone, creò malumori e discordie.
Verso il 1850 si pubblicò il programma dell’Imparziale, giornale periodico fondato da una Società di uomini che amano la patria. Si sarebbe dovuto pubblicare ogni lunedì, e avrebbe dovuto difendere lo Statuto e la religione cristiana. Credo però che non uscisse neppure il primo numero.
Si rimase senza giornali per circa sette anni; tanto è vero che il Municipio e i privati ricorsero più volte alla Gazzetta popolare di Cagliari per inserirvi qualche protesta o qualche risposta ad attacchi ricevuti. Nel 1852 gli studenti universitari pubblicarono un giornaletto manoscritto, col titolo Lo Smascheratore, contro i Bersaglieri, che si distribuì nei Caffè, da persone mascherate.
Nel 1857 ne sorsero parecchi e tanto crebbero di numero che se ne pubblicarono quattro quasi contemporaneamente. Li passeremo brevemente in rassegna.
L’Isolano. – Da principio moderato, poi clericale. Propugnava la candidatura del teologo Diego Marongio. Collaboratori principali: Pais e Cugia (1857). Ebbe due anni di vita.
L’Osservatore. – Diretto dall’Avv. Antonio Manunta; redattori P. Deliperi Misorro, Avv. Lai, Avv. Salvatore Manca Leoni, Avv. Sanna e Avv. Virdis Prosperi (soci fondatori). Usciva ogni venerdì.
Visse un anno, dal 10 Maggio 1857 all’8 Maggio 1858.
L’Epoca. – Fondata dall’Avv. Salvatore Manca Leoni, e diretta dal Sulis e dal Mari. Il Programma si pubblicò il 12 Dicembre 1857 e il giornale uscì per due anni, cioè fino al 1859.
Il Credente. – Giornale repubblicano, diretto da Giuseppe Giordano, in collaborazione coll’Avv. Soro Pirino, Antonio Nieddu e Giacomo Leoni. Uscì nel 1857 e morì il 6 Maggio 1858.
Giornale medico sassarese. – Con questo titolo si annunziò nell’Aprile del 1858, la pubblicazione di un giornale mensile, in 16 pagine, che avrebbe dovuto essere sotto la direzione di Pasquale Umana.
Ignoro se siasi pubblicato.
Il Popolano. – Giornale politico ed economico, che si pubblicava ogni venerdì e poi ogni sabato dalla Tipografia Azzara. Uscì nell’Aprile del 1860, e in seguito divenne Giornale Ufficiale per le inserzioni della Provincia. Vi scrissero diversi, fra i quali Francesco Pais, Virgilio Antonio Marogna, Fulgenzio Delitala, Vincenzo Meloni. Ebbe vita lunga, benché con qualche interruzione, fino all’Ottobre del 1872.
La Costituzione. – Uscì nel Gennaio del 1861, vi scrisse I’Avv. Salvatore Manca Leoni. Durò breve tempo.
Almanacco Sassarese. – Per l’anno 1864. Fu annunziato con calendario, avvisi ecc. ecc. Volume di 300 pagine edito dalla Tipografia Bertolinis. Credo che non sia neppure uscito.
Il Progresso. – Periodico popolare, usciva i giovedì e la domenica, edito dalla Tipografia Dessi. Cominciò col 1869 ed ebbe un solo anno di vita.
La Gazzetta di Sassari. – Il primo giornale quotidiano di Sassari, pubblicato il 1° Maggio 1872, uscì regolarmente per circa sci anni e sospese le pubblicazioni nel Gennaio del 1877. Era Ufficiale per le inserzioni. Fondato dall’avv. Luigi Piga, ebbe a primo direttore Francesco Mariotti con la collaborazione di G. Pandiani ed altri.
La Giovine Sardegna. – Periodico repubblicano settimanale, che usciva ogni domenica. Ebbe a direttore Bardilio Delitala e redattori Enrico Berlinguer, Domenico Quadu, Giovanni Baraca, ed altri. Fu più volte sequestrato e ne fu proibita la lettura sotto pena di grave peccato dall’Arcivescovo Marongio.
Il primo numero uscì il 1° Maggio 1872, e l’ultimo dopo circa un anno.
Nello stesso anno si pubblicarono un giornaletto settimanale: La linea Retta ed un periodico scientifico in dispense: Clinica Chirurgica, diretta dal Prof. Piga (prima dispensa nel Luglio).
La Cosa Pubblica. – Giornale repubblicano, ottimo, che pubblicavasi il mercoledì e la domenica dalla Stamperia turritana, diretto da Giuseppe Giordano. Uscì il 7 Maggio 1874, ma cessò presto le pubblicazioni.
L’Eco di Sardegna. – Secondo giornale quotidiano, diretto dall’Avv. Francesco Mariotti, pubblicato nel 1874, nella Tipografia Sociale.
La Donna e la Civiltà. – Periodico mensile diretto da Donna Catterina Faccion Berlinguer, il cui programma si pubblicò il 1° Maggio 1875 (Tipografia Dessi).
La Stella di Sardegna. – Periodico letterario fondato e diretto da Enrico Costa, dove scrissero quasi tutti i letterati giovani e vecchi della Sardegna. Il numero di saggio fu pubblicato il 31 Ottobre 1875, il primo numero il 31 Dicembre dello stesso anno. Continuò le sue pubblicazioni fino al 2 Settembre 1879. Dopo un’interruzione di parecchi anni riprese a uscire il 5 Aprile 1885, e continuò ad essere pubblicata fino al 31 Dicembre 1886. Sette anni di vita. La collezione comprende 11 volumi.
Dal Febbraio a tutto Luglio del 1876 (per 6 mesi) questo periodico fu l’unico in Sassari e fu costretto a pubblicare nella copertina o nel testo la cronaca della città.
La Squilla. – Giornale bisettimanale che usciva il giovedì e la domenica, periodico popolare progressista, diretto dall’Avv. G. Ponzi. Uscì nel Luglio 1877 e si sostenne soltanto un anno. Fu stampato prima dall’Azzara, poi dal Dessì.
La Riscossa. – Politico e amministrativo che usciva ogni mercoledì e ogni sabato (Tipografia Azuni). Fu in vita dal Settembre 1877 al 1878. Direttori: il Prof. Devilla e l’Avv. Manca Leoni.
La Temperanza. – Settimanale, e domenicale, diretta dal Dott. Salvatore Presta. Il primo numero si ebbe nel Luglio 1877.
L’Operaio. – Settimanale, diretto dal tipografo Manca. Il 1° numero uscì nell’Ottobre del 1877.
La Provincia di Sassari. – Giornale settimanale, pubblicato nel 1875, e cessato nel Febbraio 1877.
La Scuola. – Diretta da Antonio Camboni. Il primo numero uscì il 13 Gennaio 1878.
La Sardegna agricola e scientifica. – Quindicinale. Direttore Luigi Intina. Il 1° numero uscì nel 15 Agosto 1878. Ebbe un anno di vita.
Gazzettino Sardo. – Terzo giornale diretto da Enrico Costa, con gli altri fondatori Diego Brusco, Prof. Antonio Conti e Ingegnere Tivoli. Uscì per soli tre mesi dal 1° Aprile al 30 Giugno 1881.
La Sardegna. – Quarto giornale quotidiano, fondato dall’on. Giuseppe Giordano Apostoli. Il 1° numero si pubblicò il 1° Maggio 1882: durò fino al 16 Novembre 1892: dieci anni. Ebbe a direttore Leopoldo Calchapuz e assai a lungo il perfetto giornalista e brillante scrittore Medardo Riccio. Per la parte letteraria vi collaborò lungamente Enrico Costa. Tipografia propria.
L’Eco di Sassari. – Usciva il giovedì e la domenica (tipografia Dessì). Il 1° numero uscì nel Febbraio 1882.
La Falce. – Numero di saggio il 19 Novembre 1882.
L’Unità Letteraria. – Si pubblicò durante l’anno 1882.
L’Asino. – Giornale umoristico e di partito. Il numero di saggio è del 14 Giugno 1885.
Il Cittadino. – Il primo numero uscì il 14 Marzo 1886.
Amsicora. – Settimanale, il primo numero uscì il 21 Marzo 1887 (Tipografia Emporio Commerciale).
La Nuova Sardegna. – Quinto giornale quotidiano, fondato da Filippo Garavetti, Pietro Satta Branca, Enrico Berlinguer, Pietro Moro, e Giuseppe Castiglia. Cominciò a pubblicarsi settimanalmente (Tipografia Dessi) il 9 Agosto 1889, fino al 21 Gennaio 1892; poi dal 17 Marzo 1892 fu quotidiano. E’ tuttora in vigore ed è il più diffuso nell’Isola. Ha già 17 anni di vita. Lo diresse fino al 1892 Genserico Granata. In seguito fu sotto la direzione di Medardo Riccio.
L’Isola. – Sesto giornale quotidiano. Il primo numero si pubblicò il 30 Novembre del 1893 e fino al 24 Dicembre uscì in gran formato, e in seguito in formato più grande. Ebbe a direttore Gastone Chiesi. Dal 25 Febbraio 1894, passò a diversi azionisti sotto la principale direzione dell’Avv. Flaminio Mancaleoni, con opposto indirizzo politico. Cessò le pubblicazioni col 1° Agosto 1894.
Giornale di Sardegna. – Settimo giornale quotidiano, moderato. Il primo numero si pubblicò il 26 Marzo 1896. Primo direttore Tomaso San Felice; indi l’Avv. Nicola Isidoro Caviglia dal Febbraio 1897, seguito da Giovanni De Francesco e in ultimo Prof. Devilla, Avv. Segni ed altri. Sospese le pubblicazioni il 1899.
L’Armonia Sarda. – Nuovo giornale quotidiano, clericale. Il primo numero uscì il 17 Giugno 1904 (Tip. propria) e cessò nel 1906.
Sardegna del Popolo. – Ottavo giornale quotidiano dal 19 Giugno al 2 Luglio 1904. Cessò tosto le pubblicazioni.
L’Epoca. – Altro giornale quotidiano sardo per propugnare la candidatura Abozzi.
L’Avvenire. – Politico bisettimanale. Collaboratori Attilio e Alighieri Siotto. Primo numero 1904. Ebbe un anno di vita.
L’Alba Letteraria. – Cessa le pubblicazioni nel 14 Giugno 1896.
Caprera. – Rivista settimanale, dopo un periodo di sospensione riprende le pubblicazioni il 1° Febbraio 1897.
L’Amsicora. – Periodico settimanale, uscì nel Gennaio 1900.
Burchiello. – Con pupazzetti, pubblicato da studenti il 20 Gennaio 1901.
Massinelli. – Con pupazzetti, cominciò col 1901, ed esce quando gli piace.
Diavolo zoppo. – Giornale battagliero dal 1901 al 1902. È condannato il suo direttore Giacomo Dettori, che fugge in Corsica.
La Sardegna Letteraria. – Si pubblicò nel 1902.
Sardegna del Popolo. – Si pubblica nel Giugno e Luglio 1904.
La Voce della Sardegna. – Settimanale, uscì ogni venerdì. Continuazione dell’Armonia clericale. Iniziò le pubblicazioni nel Gennaio 1907.
Nuovo Massinelli. – Umoristico con pupazzetti. Iniziò le pubblicazioni col 1905.
La Via. – Settimanale del Socialismo, iniziò le pubblicazioni dal Maggio 1907.
Ecco il titolo d’altri periodici politici, letterari, umoristici ecc., settimanali, quindicinali, mensili (o senza tempo), che si pubblicarono attorno ai suddetti giornali o interpolatamente: Il Sigaro – La lingua di miele – Il Folchetto, con pupazzetti – Il Sardo – Domino rosa – La Sardegna letteraria (un solo numero) – Scuola e Patria – Chiave delle scienze occulte – Caprera (Siotto e Marchetti) – Noi – Il Monte acuto di Ozieri e Le Forche Caudine (di Sorso ma pubblicato a Sassari) – Nella terra dei Nuraghi – Icnusa. Numeri unici del Caprera, l’ultimo dei quali nel 1907, Domino verde.