I mezzi di trasporto erano anticamente molto scarsi e lenti, stante la difficoltà delle comunicazioni per strade e sentieri quasi impraticabili. Il trasporto delle merci si faceva sempre per mezzo dei cavalli, poi dei carri e buoi, ed in ultimo dei carrettoni.
Gli omnibus, che in parte aiutarono anch’essi il traffico, furono il primo lusso accessibile del secolo XIX.
Il ceto dei carrettieri era forse in tempi lontani, di dubbia fede, poiché negli Statuti del 1294 era loro raccomandato di essere onesti e di non usare frodi, pena la multa di 19 soldi, il taglio della mano destra, ed anche la forca se il furto superava il valore di 100 soldi.
La strada più breve da Sassari al porto di Torres, imposta ai carrettieri con un articolo degli Statuti, era la seguente: «da via di Peschina, di Iunoviu, e Vada de ponte, e Pedra de Meiatorgiu, e poi a Gennanu per via Kerqui e per via de portu». Per l’andata e per il ritorno non si potevano percepire più di sei soldi.
E con tali disposizioni si durò per lungo tempo fin quasi al 1820.
Più volte, con intervallo di lunghi anni, si pensò di restaurare questa strada così importante per renderla sicura e comoda, per agevolare il traffico, ma non vi si riuscì mai completamente. Risultano, da un documento del 1791, gli elogi fatti al Governatore De Fonsenex (partito da Sassari) per avere migliorato il commercio col riattamento della strada Sassari-Portotorres, colla costruzione del Ponte di Ottava, e colla riparazione della strada conducente a Scala di Ciogga.
È risaputo che si viaggiava male. Il P. Napoli scrive nel 1814, che mancando l’uso delle carrozze a cagione delle cattive strade, tutti solevano far uso del cavallo o dei carri, i quali però non potevano avanzare al di là del villaggio di Milis, essendo la via intransitabile, motivo per cui le merci dirette al Capo di Sassari vi si trasportavano a schiena di cavallo.
La strada da Cagliari a Sassari, cominciata nel 1823, fu terminata nel 1829 e l’ultimo tratto fu quello da Sassari a Portotorres.
Nel Maggio del 1832 il Municipio ricorre al Re per la Via Maestra della città, che vorrebbe fosse considerata come continuazione della strada nazionale da Cagliari a Sassari; e fa rilevare come molti anni prima che Carlo Felice avesse progettato la strada nazionale, il Municipio di Sassari, a proprie spese, avesse fatto costruire lo stradone da Porta S. Antonio al fiume di Ottava, e l’altro da Porta Castello a Scala di Ciogga (due ore complessive di cammino).
Il 14 Febbraio 1837 il Municipio scriveva al Viceré, che i negozianti avevano presentato una memoria per la restaurazione della strada conducente a Portotorres, e che, se si tardava a mettervi riparo, si tornerebbe all’uso dei carri a buoi, tralasciando l’esercizio dei carrettieri e delle carriole, che tanto agevolavano ai trafficanti il trasporto delle merci.
Nel 1840 si iniziarono le pratiche per lo stradale di Alghero, alla quale città si andava prima per una strada malagevole, disagiosa, abbreviandola con scorciatoie nelle parti che erano quasi impraticabili. Rifatta la strada i viaggiatori stimarono gran fortuna poter viaggiare con l’omnibus, sebbene non senza qualche disagio.
Così fino al 1889, anno in cui venne inaugurata la linea ferroviaria secondaria Sassari-Alghero.
Portotorres era stata più fortunata di Alghero, poiché per l’importanza che aveva il suo porto per Sassari, aveva da molti anni un servizio di omnibus gestito dai signori Zara e Fois, i due conduttori più antichi, servizio che pareva già una fortuna, per quanto i viaggiatori dovessero aspettarne la partenza per una buona oretta fermi nella Piazza di S. Antonio. Con tale mezzo si continuò a viaggiare per Portotorres fino all’Aprile del 1872 in cui fu inaugurata la rete ferroviaria che congiungeva la città al suo Porto di Torres.
Diligenze e Ferrovie
Il viaggio da Sassari a Cagliari fu molto incomodo e disagevole fino al 1830, anno in cui fu terminata la costruzione della strada nazionale. Prima di tale anno chi voleva recarsi da una città all’altra vi andava a cavallo, in compagnia di un viandante, che portava i bagagli e guidava e proteggeva, coll’aiuto di Dio, i viaggiatori che talvolta erano anche assaliti e depredati da malandrini.
Le tappe da farsi erano una quindicina, e nel lungo e pericoloso tragitto s’impiegavano in media cinque giorni.
Nel Maggio del 1835 il Cav. Fois Pino presentò il progetto di una diligenza, la quale in sole 36 ore doveva percorrere lo stradone da Sassari a Cagliari, facendo questo percorso, con andata e ritorno, tre volte alla settimana. Nel Luglio del 1837 tale appalto fu dato al negoziante francese Adriano Salvan de Corneux, essendo andato a vuoto il progetto presentato dal Fois Pino. Il Salvan, nel 15 Luglio 1843, cedette l’impresa, col consenso del Governo, a Raimondo Manunta di Cagliari e a Filippo Senno di Sassari.
Il 21 Ottobre 1839 il Direttore delle messaggerie ricorre al Governo contro il Municipio di Sassari, il quale non voleva permettere che la diligenza attraversasse la Piazza fino al Palazzo Civico, dove era la Posta, per il motivo che il passaggio del veicolo era di ostacolo ai lavori di lastricamento che vi si facevano.
Dopo alcun tempo le corse della diligenza divennero giornaliere; e ciò fino al 1872, anno in cui la corsa fu solamente fissata fino ad Oristano, essendo già in esercizio la ferrovia nel tratto da Oristano a Cagliari.
Finalmente la diligenza cessò le sue corse con l’inaugurazione della ferrovia, avvenuta il 1° Luglio 1880, con l’intervento del Ministro dei lavori pubblici Alfredo Baccarini, venuto espressamente in Sardegna. Fu allora che il detto ministro, colpito dalla bellezza di Golfo Aranci come porto naturale, vide la possibilità di un approdo in quel golfo, approdo che allungando certamente il viaggio di terra, diminuiva però quello di mare, sempre ritenuto meno sicuro e meno comodo. Egli presentò subito un progetto di legge per estendere la linea ferroviaria da Terranova a Golfo Aranci. La legge però non fu approvata che nel 1882; ma allora furono iniziati subito i lavori per proseguire la linea, che fu compiuta e inaugurata sul principio del 1883, e da allora la posta del continente, invece che da Terranova, arriva a Sassari per la via di Golfo Aranci.
La questione delle ferrovie sarde, bisogna ricordarlo, non fu un problema di facile attuazione. Lo si incominciò a studiare nel 1862 dopo la morte di Cavour, dal Ministro Depretis, il quale prese in esame la questione e ne maturò lo schema, firmando la prima concessione. Si trattava di tracciare una linea che unisse le città principali e avesse in seguito delle diramazioni per i centri di secondaria importanza. Dopo un tentativo fallito, perché troppo costoso, benché forse più razionale perché con numerose gallerie si abbreviavano le distanze, si formò una seconda Compagnia, della quale facevano parte Mr. Piercy e ingegneri provetti. Superate le difficoltà finanziarie con una sottoscrizione per azioni che fruttò una ventina di milioni, si ebbe finalmente nel 1864 l’approvazione del Governo e si diede inizio ai lavori. Ma questi non procedettero alacremente per vari intoppi di diverso genere, e i lavori furono in parte sospesi.
Soltanto nel 1870, fu approvata una legge che permise alla Compagnia di completare le linee e superate ancora altre difficoltà lievi e non brevi, anche per merito del Comm. Segrè, il congiungimento della linea Cagliari-Sassari ebbe luogo, come abbiamo detto, nel Luglio 1880; quella per Terranova nel 1881, e quella per Golfo Aranci nel 1883.
Trasporti per mare
I trasporti per mare si facevano anticamente con soli bastimenti a vela, cioè a dire tartane, brigantini, feluche, polacche, e simili.
Nel 1763 erano in uso le famose speronare che facevano i servizi dei R. Dispacci.
Dopo il 1814, ogni mese salpava da Genova per la Sardegna la R. Goletta, sulla quale i passeggeri dovevano portar seco le coperte, i materassi e tutto l’occorrente per dormire e mangiare, con la eventualità, per di più, di venir catturati dai pirati, dai mori, o sbattuti sulle coste di Sicilia o della Barberia, come nota il P. Bresciani.
Ben spesso le Golette impiegavano anche 45 giorni per fare il tragitto da Genova a Portotorres o a Cagliari, e lo Spano ci narra che imbarcatosi una volta a Portotorres il 13 Giugno 1821 arrivò sul continente il 20 Agosto, dopo due mesi e 7 giorni di viaggio!
Non tardarono però a solcare il mare i primi battelli a vapore e nel 1835 incominciarono le traversate per la Sardegna, facendo scalo ogni quindici giorni alternativamente a Cagliari e a Portotorres. Verso il 1840 tali corse divennero settimanali.
Il primo battello a vapore costruito dal Governo fu la Gulnara, che approdò la prima volta a Portotorres verso la metà di Giugno del 1835. In seguito fu costruita l’Icnusa, ed indi il Tripoli (1841). Si può immaginare la curiosità e la maraviglia dei logudoresi e dei sassaresi, accorsi in folla a Portotorres per ammirare la prodigiosa invenzione!
A questi primi vapori seguirono poi il Piemonte, la Sardegna e molti altri, i quali viaggiavano da Portotorres a Genova ed a Livorno.
A questi bisogna aggiungere i vapori francesi che facevano servizio da e per Marsiglia, toccando Aiaccio.
Attualmente, la corsa giornaliera tra il Golfo degli Aranci e Civitavecchia mette in grado i sassaresi di potersi recare ogni giorno a Roma, con sole otto ore di traversata. Eppure si grida continuamente per il ritardo di poche ore di viaggio in mare, come si grida per cinque o dieci minuti di ritardo in ferrovia, senza punto ricordarsi delle golette e dei carri, e di tutti gli antichi mezzi di trasporto per terra e per mare, i cui viaggi, così emozionanti e avventurosi, duravano settimane e mesi intieri.