Nei locali al piano terreno dei due palazzi che si trovavano dove oggi è il grattacielo vecchio, in piazza Castello, aveva sede lo storico Café Mortara che iniziò la sua attività nel 1848. L’interno era assai elegante, con volta e colonne decorate di cristallo e ornati dipinti su vetro da Pietro Bossi, mentre le figure erano di Giacomo Galeazzo in collaborazione con gli allievi del Bossi, fra i quali si ricordano Giuseppe Chiama, Salvatore Sanna e Giacomo Casabianca. Anche le pareti avrebbero dovuto essere decorate, ma non lo furono per la morte del Bossi e dei suoi tre allievi, avvenuta durante la terribile epidemia di colera del 1855. Vi era un palchetto per la musica e una grande colonna esagonale in stile gotico che sosteneva la volta vetrata. Il tutto, di gran lusso, era costato, ai proprietari Lodovico e Caterina Mortara, oltre 25mila lire. Nel 1866 il Café, divenuto di un tal Calligaris, fu rinnovato.
Passato sotto la direzione di Antonio Andrea Tola, che vi introdusse con gran successo il servizio delle colazioni alla forchetta, il Café, rimodernato e abbellito con nuove pitture del Dancardi, fu riaperto nel 1880 con il nome di Café Sassarese.
Fu poi gestito da Antonio Manunta e quindi dallo svizzero Famos. Alla fine dell’Ottocento divenne proprietà di Antonio Martini che lo mantenne a lungo aggiungendo, nel locale verso via Giardini (l’attuale via Brigata Sassari), una drogheria e una pasticceria.
Chiuso nei primi anni del ‘900 ne venne distrutta la decorazione interna. Intorno al 1920 fu abbattuto il palazzo verso via Arborea e al suo posto, per molti anni, restò un indecoroso steccato all’interno del quale, durante la Seconda guerra mondiale, fu scavato un rifugio antiaereo. La demolizione del palazzo attiguo lasciò libero lo spazio per la costruzione – intorno alla metà del XX secolo – del così detto grattacielo vecchio, primo edificio di questo genere in Sardegna.
(Tratto dai manifesti affissi sul lato del grattacielo vecchio che dà su piazza Rosario, patrocinati dal Comune di Sassari e dal Fondo per l’ambiente italiano)
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Anche Enrico Costa, nella sua opera “Sassari”, parla del Caffè Mortara:
«Il secondo Caffè di lusso, degno di menzione, è quello che fu impiantato in Piazza Castello sotto il titolo di Caffè Mortara, ambiente assai elegante, con volta e colonne decorate in cristallo, anch’esse del pittore Bossi che dipinse tutti gli ornati sul vetro, mentre le figure vennero eseguite dal Prof. Giacomo Galeazzo, con la collaborazione degli allievi del Bossi, fra i quali Giuseppe Chiama, Salvatore Sanna e Giacomo Casabianca. La volta della sala, con la colonna esagonale in stile gotico, costarono al proprietario oltre L. 25.000, compreso il restauro dei muri ed il palchetto. Nel disegno generale, anche le pareti dovevano essere decorate a vetri, con lo stile gotico della colonna centrale; ma scoppiato il cholera nel 1855, l’opera fu sospesa per la morte del Bossi e dei tre allievi suddetti. Questo Caffè rimase in attività, pur avendo subito molti cambiamenti.
Al Mortara successe il genero Calligaris e il Caffè fu rinnovato, ed inau-gurato solennemente il 14 Agosto 1866. L’esercizio fu continuato in seguito sotto la direzione di Antonio Andrea Tola, che vi introdusse anche il servizio delle colazioni alla forchetta, con soddisfazione del pubblico, ed il Caffè fu riaperto col titolo di Caffè Sassarese il 20 Marzo 1880, rimodernato ed abbellito con nuove pitture dell’artista Dancardi.
Al Tola successe poi Antonio Manunta, già suo segretario: al Manunta lo svizzero Famos, ed a questo, finalmente, la ditta Antonio Martini.
Dopo una vita di quasi mezzo secolo il bel locale è chiuso; ma nessun Caffè fino ad oggi raggiunse la sua rinomanza. Con una incoscienza senza pari, fu-rono abbattute la ricca volta e la colonna a cristalli, né si sa per quale scopo; forse per un puntiglio; e con quella distruzione si perdette una cara e bella memoria della città di Sassari».